Se il nostro intento è quello di generare azione, trasformazione, cambiamento, dobbiamo innanzi tutto cambiare la percezione che noi stessi, e i nostri coetanei, abbiamo della città.
Roma attualmente è perlopiù sinonimo di abbandono, inefficienza, corruzione, e cinismo.
Ma spesso non ci rendiamo conto di quante energie costruttive esistono e resistono nei quartieri della capitale, di quante esperienze sociali virtuose tentano di farsi avanti nel disastro amministrativo romano, di quanti cittadini si organizzano in maniera autonoma e indipendente per colmare le mancanze dei propri territori.
Raccontare questa Roma significa associare ai problemi delle risposte concrete, diffondere modelli positivi, far incontrare storie ed esperienze diverse intorno a obiettivi e battaglie comuni.



Forse per molti romani, che hanno visto sbiadire con gli anni le proprie speranze di cambiamento, il tempo di crederci e di provarci è finito. Ma per noi no.
Ci sono centinaia se non migliaia di ragazzi in questa città, così come nel paese, che vivono un clima asfittico causato da un vuoto di rappresentanza enorme, ad ogni livello.
Per chi vorrebbe rimboccarsi le maniche, partecipare, mettersi in gioco, le prospettive sono spesso deprimenti. I partiti e i sindacati vivono da anni un inesorabile declino, quelli che erano gli agenti di socializzazione nei quartieri, nelle comunità, purtroppo sono spesso falliti: dai centri sociali alle parrocchie in pochi riescono ancora a coltivare aggregazione.
E per i più giovani anche il mondo dell'associazionismo e dell'imprenditoria sociale risulta talvolta avverso, poiché le istituzioni che dovrebbero sostenerlo o dimenticano di farlo oppure agiscono adottando criteri spesso opachi e incomprensibili, senza contare quanto siano refrattarie all'attuazione di serie politiche giovanili, sia sul piano culturale che sociale.
Abbiamo deciso dunque di costituirci a partire da una base di valori comuni, ma senza un approccio ideologico. Nel deserto politico di guide e modelli in cui siamo cresciuti, il più forte senso di appartenenza che avvertiamo è proprio quello generazionale.
Non è una questione strettamente anagrafica, ma di visione, che si rispecchia nelle tematiche quotidiane del dibattito pubblico.
È la nostra generazione che comprende l'urgenza della transizione ecologica verso un'economia sostenibile, che considera normale la convivenza con culture diverse anziché sentirsi minacciata da ipotetiche strategie di sostituzione etnica.
È la nostra generazione che vive l'incubo della precarietà permanente e desidera opporsi alle distorsioni della flessibilità nel lavoro.
È la nostra generazione a rigettare in toto l'ideologia del decoro che vorrebbe annichilire la città arrivando talvolta a privarla di arte, musica, feste e cultura, e siamo sempre noi a contrastare i deliri securitari di chi metterebbe i militari in ogni strada o le pistole in mano a tutti i cittadini.
Vogliamo una città veramente aperta, inclusiva, capace di accorciare le distanze geografiche, sociali e culturali tra centro e periferia. Non un covo paludoso di razzismo, criminalità, degrado e smisurati divari sociali.
Ci sentiamo complici ad assistere alla decadenza di Roma senza muovere un dito.
È per questo che abbiamo scelto di cambiare la prospettiva con cui guardiamo la città, e di raccontarla in modo innovativo. Per mettere in circolo idee, progetti, per generare un'azione collettiva.
Senza stare a guardare.


Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia